Protesi inversa della spalla
Cos’è la protesi inversa di spalla?
È la protesi “montata al contrario” con la testa sulla glena scapolare che articola sulla base della protesi omerale, concepita dal Prof. Grammont che sfruttando il braccio leva del deltoide permette di avere un buon recupero funzionale anche in presenza di lesione irreparabile della cuffia.
Quando è indicata la protesi inversa di spalla?
La protesi inversa è indicata per lesioni irreparabili della cuffia con perdita di funzione e di forza della spalla che limitano le attività quotidiane del paziente, associato ad artrosi della spalla. L’indicazione si è estesa negli anni anche a quadri di grave artrosi della cuffia con grave degenerazione del tessuto tendineo della cuffia (es, pazienti anziani o con artrite reumatoide) che evidenziano una frequente tendenza a lesioni o cedimenti della cuffia successivi all’impianto della protesi con conseguente perdita di funzione della spalla e del braccio.
Esiste un limite di età minimo e massimo per la protesi?
La protesi inversa viene tradizionalmente impiantata nei pazienti con età oltre 70 anni per la durata media dell’impianto che al 90-95% dei casi non supera i 10 anni per poi richiedere un intervento di revisione/sostituzione della protesi. Le casistiche presentate e pubblicate dei centri di eccellenza protesica della spalla internazionali tuttavia prevedono anche l’impianto in pazienti sessantenni od in casi particolari di età anche inferiore quando non esistano alternative tecniche per ripristinare la funzionalità della spalla e quando il dolore e soprattutto la limitazione funzionale abbiano un impatto molto negativo sulla qualità di vita. Per il limite massimo anche gli 80 anni sono stati superati, in casistiche internazionali di centri di eccellenza è normale trovare pazienti over 80 che raggiungono comunque recuperi e risultati soddisfacenti, in linea generale l’età più avanzata aumenta il rischio generale ma l’analisi dettagliata va fatta sul singolo paziente.
La spalla ritorna”normale” dopo un intervento di protesi inversa di spalla?
La protesi inversa di spalla eseguita con impianto corretto ed adeguatamente bilanciato e con adeguata funzionalità del muscolo deltoide permette un recupero considerato soddisfacente dai pazienti in oltre 90-95% dei casi a seconda delle casistiche (relative tuttavia a chirurghi di grande esperienza specifica), tuttavia ilrecupero delle rotazioni attive della spalla (in particolare l’extrarotazione può essere incompleto e correlabile anche alla possibilità di compenso funzionale del paziente non sempre prevedibili, bisogna tener presente che non e’ possibile ricostruire l’anatomia e la funzionalità dei tendini originari della cuffia con uno “snodo” protesico.
Esiste qualcosa per migliorare ulteriormente la funzionalità della spalla?
Per migliorare il recupero funzionale in particolare nell’extrarotazione è stato presentato e validato un gesto chirurgico accessorio; il transfer del gran dorsale, tuttavia questo comporta aumento dell’esposizione chirurgica e del rischio di infezione e non viene eseguito come gesto di routine dalla maggior parte dei chirurghi top level nella chirurgia protesica di spalla.
Si può ritornare ad un'attività lavorativa o sportiva dopo un intervento di protesi inversa di spalla?
Come per tutti i pazienti che vanno incontro ad un impianto protesico sono da evitare attività lavorative e/o sportive gravose, ad alto impatto che inducono un carico diretto importante all’articolazione della spalla e aumentano le sollecitazione alla protesi ed all’osso che la circonda aumentandone il rischio di "scollamento"/mobilizzazione precoce oltre all’usura della componente di speciale materiale plastico distanziatore ed ammortizzante, il polietilene.
Quali sono i rischi di un intervento di protesi inversa della spalla?
I rischi sono correlati a:
- condizioni generali del paziente (es . rischio di infezione aumentato nei pazienti diabetici od in forte sovrappeso così come per i cardiopatici i rischi generali sono aumentati rispetto ai pazienti esenti da queste patologie
- rischi correlati all’impianto protesico: infezione mobilizzazione dell’impianto, fratture intraoperatorie, lesioni nervose e vascolari molto rare in realtà se l’intervento viene eseguito da un chirurgo di notevole esperienza (< a 0,1 %) con più frequenti sofferenze parziali et temporanee dei nervi (stupor) che recuperano in alcuni mesi.
Esiste il rischio di infezione nella protesi inversa di spalla?
L’infezione nonostante vengano eseguite le adeguate terapie profilattiche antibiotiche e la massima cura nella prevenzione intra e post-operatoria ha un incidenza statistica di ca 1% dei casi.
Quanto può "durare" un impianto di protesi inversa di spalla?
La durata media di 10 anni si riferisce a casistiche relative ad impianti eseguiti oltre 10 anni or sono, l’evoluzione delle tecniche e dei materiali può aver portato ad un miglioramento dei dati già riscontrati ma i dati reali saranno valutabili solo al tempo adeguato di controllo/follow-up.
Quanto è importante l’esperienza del chirurgo?
L’esperienza è molto importante e non è una dato da correlarsi solo al numero assoluto ma anche alla qualità e rigore della preparazione tecnica e della capacità di prevenire e gestire tutte le possibili complicanze.
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